Diabrotica del mais

SchedaSintomi

IDENTIFICAZIONE

La Diabrotica del Mais (Diabrotica virgifera virgifera Le Conte) o Verme delle radici del mais è un coleottero crisomelide da quarantena di origine americana, grave parassita del mais (Zea mais L.). I danni che le larve di questa specie causano alle radici del mais ne fanno uno dei fitofagi più importanti per questa coltura negli Stati Uniti d’America.
Il mais è l´unica pianta che consente lo sviluppo di popolazioni elevate e che può subire danni gravi da
D. v.virgifera ma, occasionalmente, le larve possono svilupparsi su altre Poacee e gli adulti possono essere rinvenuti su Poacee, Asteracee, Fabacee e Cucurbitacee. Diabrotica virgifera virgifera è stata per la prima volta descritta da John Lawrence LeConte nel 1868 sulla base di due adulti raccolti su una cucurbitacea spontanea in Kansas e si ritiene che il crisomelide si sia evoluto insieme al mais in regioni tropicali e sub-tropicali dell’America Centrale. Fu riconosciuto come insetto d’interesse agrario da C. P. Gillette nel 1912 che descrisse per primo gli allettamenti e i danni radicali osservati sul mais in Colorado. Dal momento in cui se ne riconobbe l’interesse, la sua biologia e le implicazioni pratiche del suo comportamento naturale sono stati ampiamente studiati soprattutto negli Stati Uniti.

DIFFUSIONE

Originaria degli Stati Uniti, è stata avvistata in Europa a partire dal 1992, in area balcanica e da lì si è poi diffusa nelle aree circostanti. Nel 1998 è stata catturata per la prima volta in Italia presso l’aeroporto di Venezia. Poi è comparsa in Lombardia, Piemonte, Trentino, Friuli, Emilia Romagna. Nel 2010 è stata rinvenuta in Valle d’Aosta. In Toscana è stata catturata nel 2010 (comune di Vicchio) e nel 2011. Dal 1994 è specie inserita nella lista "A2 quarantine pest" della CE e, nel 1998 sono stati fissati requisiti specifici di quarantena per terreno e piante provenienti dalle zone infestate.
La diffusione di questo terribile coleottero negli Stati Uniti deriva dalla pratica della monosuccessione che si è andata affermando, a partire dagli anni ‘40. In quegli ambienti le enormi superfici occupate dalla monocoltura del mais ne hanno accresciuto l’importanza e la dannosità.

BIOLOGIA

Compie, in Europa come anche negli Stati Uniti, una generazione l’anno. Il ciclo biologico è caratterizzato dagli stadi di uovo, larva, pupa e adulto. La comparsa e la durata dei diversi stadi dipende dalle condizioni ambientali e dall’andamento termico stagionale.
Sverna allo stato di uovo, che comincia a schiudersi intorno alla metà di Maggio, con un picco delle nascite in Giugno. Le uova, di circa 0,5 mm, sono di colore giallo pallido e vengono deposte in grumi nella parte superficiale del terreno, nelle porzioni più umide. La profondità di deposizione è influenzata dalla tessitura del terreno, risultando maggiore nei terreni sciolti e più superficiale in quelli pesanti. La femmina depone in media circa 400 uova in 3 settimane.
Le larve sono di colore biancastro con testa scura e raggiungono a maturità una lunghezza di circa 15 mm (10-18). Vivono nel terreno e passano attraverso tre stadi di sviluppo, con una durata complessiva che può variare tra 30 e 50 giorni a seconda della temperatura, quella ottimale per la loro crescita è di circa 22 °C. Possono essere rinvenute in maggio, giugno ed occasionalmente anche in luglio. Le larve si muovono nel terreno nutrendosi delle radici del mais e di diverse altre graminacee. I primi danni alle radici avvengono subito dopo la loro comparsa ma le conseguenze sono particolarmente evidenti tra la fine di giugno ed i primi di luglio. La percentuale di sopravvivenza delle larve dipende dalla presenza di piante ospiti e dall’umidità del terreno. Le larve mature sono localizzate vicino alla superficie del suolo dove avviene la trasformazione nello stadio di pupa. Le pupe sono di colore bianco, si formano a pochi cm di profondità. La durata dello stadio di pupa è di 1-2 giorni a 22 °C di temperatura.
La lunghezza degli elementi adulti varia tra 4 e 6,5 mm. I maschi hanno in genere un colore più scuro delle femmine e sono dotati di elitre scure, eccetto due macchie gialle distali all’estremità dell’addome. La lunghezza delle antenne è maggiore nei maschi, dove raggiunge o supera quella del corpo, mentre nelle femmine si ferma a 3/4 della sua lunghezza. L’inizio dei voli avviene in giugno, variando con l’andamento stagionale; la presenza degli adulti in campo raggiunge la maggiore consistenza in Luglio (nel periodo della fioritura del mais), e prosegue poi fino ad autunno inoltrato.
Gli adulti hanno la loro temperatura ottimale compresa tra 23 e 27 °C; nelle ore più calde, quando la temperatura supera i 30 °C si rifugiano in gruppi sulle parti della pianta meno esposte al sole, protetti dalle brattee della spiga o dalle guaine fogliari.
Gli accoppiamenti incominciano circa una settimana dopo l’inizio dei voli, sia i maschi che le femmine possono accoappiarsi più volte nel corso della loro vita.

AMBIENTE

La crescita di D. v. virgifera è favorita in terreni coltivati in monosuccessione con buone proprietà chimico-fisiche e biologiche: ricchi di sostanza organica, da poco acidi a poco alcalini, con buona disponibilità idrica. Il tasso di mortalità più alto di uova e larve si ritrova nei terreni compatti e pesanti.

L’andamento stagionale influenza fortemente le popolazioni dell’insetto. Inverni miti e primavere umide facilitano la sopravvivenza delle uova, come le estati fresche, che favoriscono l’attività di relazione degli adulti. La mortalità durante la diapausa invernale è elevata solo in presenza di inverni particolarmente rigidi. Le larve prediligono condizioni di buona umidità, ma sono estremamente sensibili agli eccessi idrici che sono un importante fattore di mortalità durante la schiusa delle uova e la comparsa delle larve di prima età.

DANNI

Il verme delle radici può causare danni su mais sia allo stadio di larva sia, in misura inferiore, da adulto. Le larve si alimentano dapprima delle radichette, poi si spostano all’interno delle radici avventizie più robuste scavando gallerie che possono interessare anche la regione del colletto. La produzione può non risentirne se la loro presenza è limitata e il sistema radicale è ben sviluppato e si rigenera naturalmente. Perdite piuttosto ingenti si possono invece avere con popolazioni elevate o quando la pianta non riesce a reagire in modo efficace a causa di stress diversi, come la siccità, o per pratiche agronomiche non adeguate. La pianta, attaccata presenta un ridotto sviluppo radicale che la rende più soggetta ad allettamenti, viene ridotta la capacità di assorbimento di acqua e sostanze nutritive. Un sintomo tipico nei casi di elevata infestazione larvale è la presenza in campo di piante piegate a "collo d´oca" cioè allettate, che tendono a risollevarsi dal suolo curvandosi e formando un gomito.
Gli adulti sono polifagi e il danno che causano sul mais è d’importanza secondaria rispetto a quello delle larve. Prima della fioritura possono alimentarsi di foglie, in seguito si concentrano sul pennacchio per poi andare sugli stigmi dell’infiorescenza femminile. Gli individui adulti possono provocare aborti fiorali e, in caso di forte infestazione sono in grado di ridurre notevolmente il numero dei fiori fecondati, ostacolando quindi l’allegagione e la formazione della spiga. Dopo la fioritura si alimentano delle cariossidi neo formate, ma generalmente la loro attività non influisce economicamente sulla resa.
La diffusione degli adulti è favorita dal vento, che ne determina notevoli capacità di spostamento. Quando il polline si riduce e gli stigmi imbruniscono, gli adulti possono lasciare gli appezzamenti dove sono sfarfallati e dirigersi verso altri campi a mais seminati più tardi, e quindi non ancora fioriti, o verso altre piante ospiti. Sono proprio questi spostamenti a diffondere la specie a livello territoriale.

 

PREVENZIONE E DIFESA.

Nelle aree in cui l'insetto non è ancora presente o in quelle in cui le popolazioni sono ancora numericamente limitate, come la Toscana, è di estrema importanza evitare l'introduzione di materiale potenzialmente infestato proveniente dalle zone in cui è presente il fitofago.
Nelle aree in cui l'insetto è già presente per il suo controllo ci si può avvalere di tecniche agronomiche e di mezzi chimici.
L'adozione di pratiche agronomiche in grado di prevenire l'insediamento del fitofago è ritenuto il metodo migliore nel contenimento delle popolazioni e pertanto è quello da preferire.
L’avvicendamento colturale rappresenta la tecnica di controllo di maggiore efficacia in quanto questo  crisomelide causa danni economici esclusivamente al mais in monosuccessione. Infatti le larve presenti nel terreno muoiono dopo pochi giorni dalla nascita se non trovano le radici del mais di cui si alimentano . Lo stesso risultato può essere ottenuto con semine tardive dopo che più del 50% delle uova sono già schiuse, tuttavia questo periodo nei nostri ambienti non sempre è compatibile con un’epoca di semina che permetta una produzione di mais soddisfacente. 
Le operazioni colturali adottate devono creare le condizioni ottimali alla crescita delle piante:
in presemina le lavorazioni devono favorire lo sgrondo delle acque in eccesso perché i terreni umidi sono favorevoli alla deposizione delle uova,
la semina deve essere tempestiva per permettere un buon sviluppo dell’apparato radicale,
la concimazione e l’irrigazione devono essere adeguate.
È opportuno provvedere alla rincalzatura in quanto questa operazione favorisce la formazione di radici avventizie e quindi migliora la stabilità della pianta. Maggiore sarà la disponibilità di radici durante l’alimentazione delle larve e maggiore sarà la capacità della pianta di tollerare gli attacchi delle larve riducendo i rischi di allettamento.  
Nella scelta dell’ibrido, sono da preferirsi quelli precoci poiché consentono alla pianta di giungere con le radici maggiormente sviluppate nel periodo di massima presenza dell'insetto. . 
Sono inoltre da privilegiare ibridi con apparato radicale particolarmente vigoroso e con una buona resistenza all'allettamento. 
Mezzi chimici. Nelle aree fortemente infestate dell'Italia settentrionale possono essere utilizzati prodotti concianti, geoinsetticidi, e trattamenti adulticidi.
I geoinsetticidi vengono applicati al terreno al momento della semina del mais, per colpire le larve, questo metodo però non sempre si dimostra efficace a causa del lungo tempo che intercorre tra l'applicazione del prodotto e la fuoriuscita delle larve dall'uovo.
I concianti vengono applicati al seme e consentono un contenimento parziale delle popolazioni larvali. In caso di forti infestazioni il danno economico non viene comunque evitato.
I trattamenti adulticidi effettuati al superamento della soglia di intervento di 50 adulti/trappola/settimana nelle prime due settimane di campionamento (numero di catture di gran lunga superiore a quello fino ad oggi realizzato in Toscana), consentono un buon contenimento degli adulti e delle ovideposizioni. Per essere efficaci i trattamenti adulticidi dovrebbero essere effettuati entro metà luglio.
Considerata la pericolosità dell´insetto e l'obbligatorietà della lotta, la presenza di eventuali sintomi sospetti sulle piante in coltivazione deve essere tempestivamente segnalata al Servizio Fitosanitario Regionale.
 
 
Applicazione delle misure di lotta obbligatoria in Toscana
 
Già dalla fine del 2009 il territorio delle province a confine con L'Emilia Romagna (Massa-Carrara, Lucca, Pistoia, Prato, Firenze e Arezzo) compreso entro 30 km in linea d’aria dal confine regionale, veniva indicato con determina n. 9526 del 29/09/2009 del Servizio Fitosanitario Regionale dell'Emilia-Romagna, come "zona di contenimento" per Diabrotica virgifera. Lo scopo del  provvedimento, come previsto dal D.M. 8 aprile 2009era quello di proteggere il territorio toscano dalla forte espansione raggiunta da questo insetto nelle aree maidicole settentrionali.
Nel 2010 adulti di Diabrotica sono stati catturati per la prima volta anche in Toscana, in provincia di Firenze. Nel 2011 l'insetto è stato rinvenuto nelle provincie di Firenze e Arezzo. In conformità con quanto prvisto dal D.M. 8 aprile 2009 il Servizio Fitosanitario Regionale ha provveduto ad emettere delle proprie misure fitosanitarie di lotta alla Diabrotica virgifera e a delimitare le aree d’intervento (Decreto del D.G. ARPAT n°70 del 28 febbraio 2011; Decreto Dirigenziale n° 5902 del 23 dicembre 2011).
A seguito della ulteriore diffusione delle popolazioni dell'insetto rilevata nella campagna di monitoraggio 2012 i suddetti decreti sono stati revocati e sostituiti dal Decreto dirigenziale n. 5950 del 18 dicembre 2012 “Piano di azione relativo alla lotta contro il parassita da quarantena Diabrotica vigifera vigifera per l'anno 2013”.
Il decreto, evidenzia come a seguito della diffusione dei focolai su numerose aree maidicole distribuite sul territorio non sia più possibile “eradicare” il parassita e di conseguenza viene dichiarata “zona infestata” tutto il territorio regionale.
Al fine di garantire la sostenibilità della maiscoltura toscana e di impedire la diffusione nei territori ancora indenni dall’organismo nocivo, il provvedimento sancisce le misure fitosanitarie obbligatorie da adottare nelle aree interessate e  l'elenco dei comuni toscani il cui territorio è compreso, in tutto o in parte, nelle zone di applicazione delle misure regionali di emergenza contro D. virgifera  per l’anno 2013.
 
 
  • Nei territori comunali dichiarati  “Zona infestata” viene vietato il ristoppio del mais laddove la coltura e’ stata coltivata nei 2 anni precedenti; In queste aree non vengono considerate “ristoppio” le semine realizzate prima del 1° di aprile o dopo il 1°giugno purché le aziende che opteranno per questa scelta ne tasmettano la comunicazione per fax o posta elettronica al Servizio Fitosanitario entro 5 giorni lavorativi dalla semina al fine di  consentire i necessari controlli.
  • Viene istituita, ai sensi dell’art.2, comma 1, lett. D del D.M. 8 aprile 2009, una nuova “Zona di contenimento” che comprende i territori situati   entro dieci km. all’interno della zona infestata regionale e confinanti con aree limitrofe extraregionali dichiarate indenni. Nella zona di contenimento viene reso obbligatorio l'avvicendamento delle colture in modo che il mais sia coltivato negli stessi campi un anno su due.
  • Viene vietato il trasporto al di fuori del territorio regionale e verso zone indenni di piante e parti di piante di Zea mais L. allo stato fresco, compreso il trinciato integrale e il pastone di pannocchie, nel periodo dell’anno in cui si rileva il volo degli adulti.  L’epoca di volo degli adulti sarà indicata dal Servizio Fitosanitario regionale tramite apposito comunicato pubblicato sulle pagine “web” della Regione Toscana - Servizio Fitosanitario Regionale;
  • Viene vietato il trasporto al di fuori del territorio regionale e verso zone indenni, di terra proveniente dai campi in cui è stato coltivato mais negli ultimi due anni;
  • Viene resa obbligatoria per tutti gli agricoltori che operano sul territorio regionale la dichiarazione di tutte le superfici aziendali destinate alla coltivazione del mais e condotte a qualsiasi titolo, attraverso la Dichiarazione Unica Aziendale (DUA) di cui alla L.R. 45/2007 entro il 15 maggio 2013;
  • Il Servizio Fitosanitario Regionale istituirà un sistema di rilevazione dell’andamento delle popolazioni degli adulti di D. virgifera in relazione alle condizioni meteo-climatiche stagionali;. Al monitoraggio collaboreranno le aziende agricole che seminano mais consentendo al personale incaricato l’accesso ai campi coltivati.
Il Servizio Fitosanitario pubblicherà un bollettino settimanale sulla comparsa e presenza degli adulti nelle diverse aree maidicole regionali.
 
A conclusione di questa breve nota informativa si vuole sottolinare ancora una volta che ad oggi in Toscana, in considerazione della contenuta diffusione dell'insetto e dell'esiguo sviluppo numerico delle sue popolazioni, l'adozione delle buone pratiche agricole sopra descritte sia la fondamentale a prevenirne sufficientemente la diffusione e la proliferazione.
Infine è necessario ricordare che il ricorso ai trattamenti chimici, che erroneamente potrebbe sembrare risolutorio, è al momento inopportuno nelle condizioni di bassa infestazione rilevate nella nostra regione.
I trattamenti chimici sono considerati utili ed economicamente giustificati solo laddove l'infestazione supera la soglia di danno.
 
Segnalazioni
La segnalazione di coltivazioni attaccate o della presenza dell’insetto al Servizio Fitosanitario Regionale costituisce un obbligo di legge (art.8 Decreto legislativo 214/2005).
A tal fine il servizio Fitosanitario Regionale può essere contattato al seguente recapito:
Servizio Fitosanitario Regionale
Via Pietrapiana 30,
50121Firenze
tel. 055  4384976
fax 055  4383990
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Last Update 18-01-2011
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