Colpo di Fuoco batterico

SchedaSintomi

Identificazione.
Erwinia amylovora (Burril) Windlow et al. è l’agente eziologico del fuoco batterico o colpo di fuoco. Colpisce le piante appartenenti alla famiglia delle Rosacee: il pero ed il melo sono gli ospiti suscettibili di maggiore interesse economico ma la malattia interessa un’ampia gamma di specie vegetali, spontanee e coltivate, sia arboree sia arbustive, comprendendo circa 150 specie in 37 generi di cui numerose ornamentali.
Il nome deriva dal caratteristico imbrunimento dei germogli, dei fiori e delle foglie colpiti dalla malattia, che sembra causato da una fiammata.

Distribuzione geografica.
Questo tipo di batteriosi è stata descritta per la prima volta lungo la costiera atlantica degli Stati Uniti alla fine del ‘700, probabilmente passata da piante spontanee ai frutteti delle nuove colonie. È giunta nel dopoguerra in Gran Bretagna. In Italia i primi focolai sono stati rilevati nel 1990 in Puglia seguiti da sporadiche segnalazioni in Sicilia e Calabria; tuttavia è in Emilia Romagna dove a partire dal 1994  Erwinia amylovora ha avuto una rapida espansione. In Toscana non sono stati fino ad oggi individuati focolai ma il  Servizio Fitosanitario Regionale è da tempo impegnato nel controllo e nella sensibilizzazione sui rischi legati alla sua introduzione e diffusione. 

Biologia.
Erwinia amylovora è caratterizzato da cellule a bastoncino, mobili per la presenza di flagelli. Svolge il ciclo biologico in associazione con la pianta ospite. I batteri svernano ai margini dei
cancri rameali formati nel corso della stagione precedente andando a costituire, alla ripresa vegetativa, le nuove sorgenti di inoculo; più raramente possono sopravvivere all’inverno tra le perule e nei pressi degli apici vegetativi, da cui andranno ad infettare il nuovo germoglio. In primavera, se l’umidità atmosferica è elevata, i batteri iniziano a moltiplicarsi, producendo goccioline di essudato dolce. Dai cancri l’infezione viene disseminata per mezzo di vento, acqua (nebbie, piogge e grandinate), insetti, uccelli e uomo (attrezzi contaminati delle potature) sulla stessa pianta o su quelle vicine. Penetra attraverso vie naturali di infezione (fiori, stomi, lenticelle, idatodi) oppure attraverso le ferite causate da grandine, punture di insetti e tagli di potatura. Tra gli insetti risultano vettori molto importanti le api e le vespe perché la loro attività li porta a visitare i fiori e sono molto attratti da sostanze di natura zuccherina, come gli essudati batterici. Se le condizioni atmosferiche sono ottimali si ha una rapida diffusione da pianta a pianta nell’ambito del medesimo frutteto.
La prima fase fenologica in cui il rischio d'infezione è estremamente elevato è la fioritura primaria. Il successo dell’infezione è tuttavia condizionato dal grado di umidità dell’aria: in ambiente secco il batterio non causa alcun sintomo, la  sua presenza epifitica può rimanere asintomatica per giorni e se l’umidità si mantiene bassa, non si ha alcuna infezione. Se l’ambiente diviene umido, la popolazione cresce rapidamente ed i germi, trascinati dal film liquido di acqua, possono colonizzare i nettari (le più importanti sedi fiorali di penetrazione) sottostanti con conseguente comparsa dei sintomi. L'invasione progressiva dei fiori avviene attraverso gli spazi intercellulari del tessuto conduttore dello stilo e del tessuto nettarifero. Se le condizioni meteo sono quelle ottimali, anche una singola cellula batterica è in grado di inocularsi con successo.
La scalarità di fioritura delle differenti cultivar comporta un prolungamento del periodo di comparsa delle infezioni primarie aumentando la diffusibilità della malattia. Dalle strutture fiorali, l’infezione procede negli spazi intercellulari, attraverso il peduncolo, raggiungendo la base dell’infiorescenza e quindi il rametto. Continuando a crescere nello strato corticale, il patogeno si muove verso altri germogli, le branche ed il fusto e colonizza gli spazi intercellulari ed il lume dei vasi xilematici. Provocando la rottura delle pareti degli elementi xilematici, l’infezione esce dai vasi e raggiunge le cellule del parenchima dove con la sua crescita causa l’indebolimento delle pareti con conseguente formazione di cavità lisigene che si riempiono dei prodotti della lisi (principalmente polisaccaridi) e delle cellule del patogeno. Questa massa è igroscopica e richiamando acqua aumenta di volume; la pressione che si viene a determinare causa la rottura dei tessuti e consente la fuoriuscita della massa mucillaginosa sottoforma di goccioline. Con climi secchi, gli essudati formano crosticine traslucide, aderenti alla superficie esterna dell’ospite; in alcuni casi si possono formare filamenti biancastri asciutti che avvolgono foglie e germogli.
Man mano che gli organi assili vengono colonizzati per l’intera circonferenza, la parte distale dissecca.
Dal punto di ingresso dell'infezione primaria si hanno necrosi di fiori, foglie e germogli e produzione di nuovi cancri con formazione di nuovi essudati o di esili filamenti biancastri che danno luogo alle infezioni secondarie. Le infezioni secondarie possono avere inizio durante tutta la stagione vegetativa particolarmente quando la crescita dei germogli si protrae ed il clima si mantiene umido.
Le condizioni che predispongono un'infezione di colpo di fuoco batterico sono: la presenza di inoculo batterico e di piante suscettibili alla malattia, elevato impiego di concimi azotati e potature eccessive, presenza di vie di penetrazione, soprattutto fiori e lesioni della pianta, temperature comprese fra i 15 °C e i 30 °C (intervallo ottimale per la moltiplicazione del batterio), elevata umidità relativa
o un decorso climatico piovoso.
Le fioriture secondarie, che si verificano di norma con temperature più elevate rispetto alle prime, sono pertanto molto pericolose perché favoriscono nuove infezioni.

Sintomi
Interessano tutte le parti aeree della pianta per tutto il ciclo vegetativo. I sintomi sono simili per le piante ospiti: alla ripresa vegetativa, i fiori sono i primi organi a manifestare le nuove infezioni. Si osservano sui ricettacoli aree prima idropiche e che poi anneriscono estendendosi rapidamente ai peduncoli. I fiori colpiti disseccano e spesso restano attaccati ai rami: un singolo fiore infetto può causare la morte di tutti gli altri differenziati nel medesimo corimbo. Nei meli avvizziscono rapidamente anche le giovani foglie presenti all’inserzione dei fiori sul ramo.
I frutti presentano i sintomi della malattia dall’allegagione all’invaiatura. Le infezioni possono derivare dalla colonizzazione da parte del batterio del peduncolo, cui segue la comparsa di macchie idropiche, che si allargano fino a raggiungere la cavità calicina del frutto. Il frutto non cresce più, imbrunisce progressivamente e poi dissecca. Il batterio può espandersi all’interno della polpa, ove provoca aree imbrunite, e raggiungere le cavità seminali, che si presentano spesso colme di materiale mucoso di origine batterica. Gocce di essudato batterico possono essere presenti anche sulla superficie dei frutti stessi. I frutti colpiti, così come i fiori e le foglie possono staccarsi dai rami oppure rimanerci fino al disfacimento.
Le foglie manifestano sintomi provocati da infezioni sia dirette che indirette. Se sono dirette, le foglie diventano umide, annerite attorno a ferite più o meno evidenti, che procedono verso il centro; essendo costrette dalle nervature, assumono forme a cuneo fino a raggiungere la nervatura principale, lungo la quale proseguono verso la base della foglia arrivando al picciolo. Se l’infezione è di tipo indiretto, cioè parte dal germoglio e risale attraverso il picciolo, lungo la nervatura mediana sono presenti ampie aree nerastre, traslucide e ricche di essudati. Molte delle foglie colpite rimangono sui rami anche dopo la naturale caduta autunnale.
I germogli sono particolarmente sensibili agli attacchi di Erwinia amylovora, imbruniscono velocemente, e il loro apice si ripiega ad uncino, assumendo un tipico portamento che ricorda il bastone pastorale.
Sulle branche principali e sul tronco l’infezione provoca la formazione di cancri, di forma ellittica, colore più scuro della corteccia sana, superficie liscia e leggermente depressa, margine non ben delineato ma tendenzialmente rigonfio o vescicoloso. Il legno sottostante appare imbrunito, spesso rossastro anche oltre i margini del cancro visibili esternamente. I cancri non sono facilmente individuabili a causa della presenza di uno spesso ritidoma.
I cancri si sviluppano alla ripresa vegetativa sino all’inizio dell’estate, quando le temperature elevate ostacolano l’attività del patogeno, che poi riprende nei mesi autunnali, portando ad un ulteriore sviluppo dei cancri preesistenti o alla formazione di nuove lesioni sulla corteccia.

Controllo.
Per la sua pericolosità e la necessità di contrastarne la diffusione nell'
Unione Europea, il batterio è inserito nella lista dei patogeni da quarantena (Direttiva 2000/29/CE) ed in Italia è in vigore il “Regolamento recante le misure per la lotta obbligatoria contro il colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora) nel territorio della Repubblica” contenuto nel Decreto 10/9/99 n°356 che impone a chiunque l’obbligo di segnalare ai Servizi Fitosanitari ogni caso sospetto di malattia.
Il Servizio Fitosanitario regionale provvede ad effettuare ispezioni visive, prelievi dei campioni ed analisi ufficiali e qualora le indagini di laboratorio confermino la presenza del patogeno, viene disposta l’estirpazione e la distruzione di tutte le piante palesemente infette e di quelle circostanti anche asintomatiche fino ad un raggio di 10 metri. Secondo la normativa vigente viene istituita una zona di sicurezza che ha il raggio di almeno un km intorno al focolaio che deve essere ispezionata dal Servizio Fitosanitario, nei periodi di giugno-luglio e settembre-ottobre, per almeno due anni con obbligo di estirpare ogni pianta con sintomi sospetti senza la necessità di analisi batteriologiche di conferma. Al terzo anno la zona di sicurezza può essere tolta se non sono stati accertati ulteriori casi. Le piante infette non possono essere trasportate fuori dall’area dichiarata contaminata. Per i 12 mesi successivi alla scoperta del colpo di fuoco non si possono trasportare fuori dalla zona di sicurezza o mettervi a dimora piante ospiti senza la preventiva autorizzazione del Servizio Fitosanitario. Sempre nell’anno successivo alla scoperta è vietato trasportare fuori dall’area contaminata materiale di piante ospiti di Erwinia amylovora (inclusi legname, polline, frutti e semi) senza la preventiva autorizzazione del Servizio Fitosanitario.
È inoltre vietato lo spostamento di alveari, nei periodi a rischio da aree contaminate verso aree indenni.
La malattia è di relativamente recente introduzione in Italia e tutte le pratiche fitosanitarie sono rivolte al controllo del territorio e del materiale vegetale commercializzato ed all’eliminazione dei focolai. Al fine di prevenire l’introduzione e la diffusione della malattia, i servizi Fitosanitari effettuano monitoraggi anche sulle specie di rosacee ospiti, coltivate e spontanee. Secondo la normativa i produttori di piante ospiti di Erwinia amylovora devono essere iscritti al Registro Unico dei Produttori (RUP) e sottoporsi ad un controllo periodico da parte del Servizio Fitosanitario Regionale. Si devono acquistare le piante solo da ditte iscritte al RUP autorizzate a rilasciare il passaporto delle piante.

Prevenzione e Difesa.
Tra le misure preventive l’uso di materiale di propagazione sano è il primo aspetto che deve essere considerato per i nuovi impianti, non solo di frutteti ma anche di tutte le altre aree verdi che includono specie ospiti del patogeno. Anche la scelta delle piante da inserire in parchi o giardini quindi dovrebbe essere rivolta verso piante o varietà meno suscettibili alla malattia. Il materiale di coltivazione deve essere in ogni caso sano, certificato ed accompagnato da passaporto delle piante di tipo ZP (zona protetta), avendo in questo modo maggiori garanzia sul loro stato fitosanitario.
Nel caso di pero e melo sono state individuate varietà e portinnesti a differente sensibilità cui si deve fare riferimento.
Difesa agronomica. Le pratiche agronomiche devono tendere ad assicurare alla pianta uno sviluppo equilibrato, evitando l’eccessivo vigore dei germogli che può comportare sia ritardi nella lignificazione dei rami sia predisporre le piante a seconde fioriture, particolarmente efficaci nel favorire l’epidemia. Le seconde fioriture andrebbero in ogni caso asportate manualmente. Un eccessivo rigoglio vegetativo aumenta i rischi di contrarre questo tipo di infezione pertanto è opportuno provvedere ad equilibrati apporti idrici e nutrizionali, evitando le potature eccessive.
In tutte le stagioni è fondamentale ispezionare il frutteto per accorgersi in tempo dei primi sintomi della batteriosi. Dato che i fiori sono uno dei principali punti di origine dell’infezione, è importante che non vi siano fonti di inoculo nel frutteto durante la fioritura principale.
Si deve mirare a ridurre al minimo le vie di penetrazione del patogeno nella pianta costituite principalmente da fiori e ferite. Sono utili le reti antigrandine che proteggono le piante da eventuali ferite e le irrigazioni dovrebbero essere di tipo sottochioma.
Durante la potatura occorre sterilizzare gli attrezzi utilizzati per i tagli con sali quaternari di ammonio, per evitare la diffusione dell’infezione da pianta a pianta.
Difesa chimica. I prodotti chimici disponibili per la lotta al colpo di fuoco sono limitati nell'efficacia e nel numero. Si tratta in ogni caso di trattamenti preventivi, principalmente a base di rame, che hanno validità se fatti prima della colonizzazione delle piante da parte dei batteri.
Durante la stagione vegetativa l’esecuzione dei trattamenti viene decisa in base all’andamento climatico, 1-2 interventi in prefioritura con sali rameici (ossiclouro, idrossido di rame, poltiglia bordolese), ed anche in concomitanza di forti temporali e grandinate, entro 24 ore. In occasione delle seconde fioriture i trattamenti con prodotti rameici possono ridurre sensibilmente nuove infezioni. Altri interventi sono consigliabili durante la stagione autunnale allo scopo di proteggere le ferite provocate dal distacco delle foglie soprattutto se indotto prematuramente da eventi meteorologici e per abbassare il potenziale di inoculo. Sono consigliabili trattamenti rameici (1-2) anche nel periodo di fine inverno, alla rottura delle gemme.
Tuttavia l’uso dei sali di rami oltre all’effetto solamente preventivo trova limitazioni nei problemi di fitotossicità che possono manifestarsi soprattutto in alcune varietà di pero nel periodo che va dalla fioritura all’allegagione dei frutti. Si possono utilizzare anche prodotti alternativi al rame quali Bacillus subtilis che è un batterio antagonista di E. amylovora.
Effetti collaterali al contenimento della malattia sono stati segnalati anche con l’impiego di altri agrofarmaci: un principio attivo sperimentato è il fosetil-alluminio ad azione sistemica, che viene traslocato nella pianta acropetamente e basipetamente ed esplica la sua azione protettiva producendo nei tessuti acido fosforoso e inducendo resistenza.
Gli antibiotici non possono essere utilizzati causa rischio trasferimento di resistenza a patogeni dell’uomo e degli animali.
Sulle tempistiche dei trattamenti preventivi può essere di aiuto l’utilizzo di modelli previsionali, che sulla base di stime della consistenza delle popolazioni e delle condizioni ambientali possono segnalare il raggiungimento di livelli critici prestabiliti. L’adozione di modelli matematici non sempre è possibile, senza opportune sperimentazioni e calibrazioni, in zone diverse da quelle nelle quali sono state messe a punto: tra quelli esistenti ve ne sono di implementati in Francia (Firescreens), Inghilterra (BOS) e USA (Cougarblight e Maryblyt).  In Italia, soprattutto in Emilia Romagna viene utilizzato il modello Cougarblight che a partire dalla situazione aziendale, dalla vicinanza di focolai e da parametri meteo come la temperatura e la bagnatura fogliare, stima il rischio di infezione fiorali. Possono essere utilizzati anche i semplici parametri meteorologici (temperatura, temporali durante la fioritura) per evidenziare periodi di rischio di infezione e per prevedere eventuali trattamenti chimici.

Last Update 18-01-2011
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