Diffusione.
L’insetto, originario dell’Asia (Cina, Giappone, Corea, Taiwan), è incluso tra i Coleotteri Cerambicidi ed è stato accidentalmente introdotto di recente in Italia, dove la prima segnalazione della sua presenza risale al 2000 (Provincia di Milano). La diffusione di A. chinensis in Lombardia, nonostante gli sforzi di contenimento adottati, interessa ormai una vasta superficie di territorio con decine di Comuni interessati. Nel 2008, dopo varie segnalazioni in altri Stati del Centro e Nord Europa, è stato individuato in Italia un nuovo focolaio nel centro storico del Comune di Roma, in aree pubbliche e giardini privati. Anche in quest’ultima città a partire dall’estate 2008 è stato avviato uno specifico progetto di eradicazione.
Piante ospiti.
Il Tarlo Asiatico è un insetto polifago in grado di attaccare e svilupparsi a spese di un numero elevato di latifoglie, sia arboree che arbustive appartenenti ad oltre 20 famiglie: sono inoltre note segnalazioni di colonizzazioni occasionali di conifere. Il cerambicide ha attaccato nel nostro Paese piante di notevole importanza per l’arredo urbano e per il settore agro-forestale incluse nei generi Acer, Aesculus, Alnus, Betulla, Carpinus, Castanea, Citrus, Cornus, Corylus ,Cotoneaster, Crataegus, Fagus, Lagerstroemia, Liquidambar, Malus, Ostrya, Platanus, Populus, Prunus, Pyrus, Rhodendron, Rosa, Salix, Sorbus, Ulmus e Viburnum.
Danni.
Gli attacchi di A. chinensis possono causare notevoli danni alle piante sia dal punto di vista fisiologico, per la progressiva distruzione del tessuto floematico, sia per quanto riguarda la stabilità a causa dell’azione di scavo nei tessuti legnosi del tronco e delle radici. La pericolosità rappresentata da questo insetto, non solo per le alberature urbane e per gli alberi dei parchi cittadini ma anche per il settore agricolo-forestale, è legata in particolare alla capacità di colonizzare piante sane di varie dimensioni ed età, a partire da quelle con un diametro del tronco di 2-3 cm. Gli alberi colpiti possono sopravvivere anche per più anni senza che la presenza di A. chinensis si manifesti con vistosi deperimenti e seccumi, indebolendo progressivamente la resistenza dei fusti e aumentando il rischio di schianti.
Monitoraggio.
Il monitoraggio per individuare piante infestate da A. chinensis può essere condotto durante tutto l’anno mediante la ricerca nella parte bassa dei fusti e sulle radici affioranti dei caratteristici fori di sfarfallamento degli adulti, di forma circolare, liberi da occlusioni e di diametro di 1-2 cm. Si evidenzia che talvolta gli adulti sfarfallano da radici parzialmente interrate e in tal caso si osservano fori circolari direttamente sul terreno.Da tenere presente che su piante con grosse ramificazioni sono stati rinvenuti fori di sfarfallamento anche fino a 5 metri di altezza.
Altri segni possono rivelare la presenza di larve in attività del coleottero: alla base delle piante si possono infatti rinvenire mucchietti di rosura grossolana, che raggiungono anche le dimensioni di un pugno. I mucchietti di rosura risultano particolarmente evidenti a fine autunno, soprattutto dopo periodi con assenza di precipitazioni.
Da fine primavera all’autunno possono essere osservate sulle piante le erosioni praticate dagli adulti in alimentazione su cortecce di rametti ancora verdi o solo parzialmente lignificati che vengono erose creando tipiche piazzole.
Si ricorda che sui fusti di latifoglie possono essere osservati anche fori circolari di dimensioni simili scavati da coleotteri adulti di altri cerambicidi Lamiini appartenenti al genere Morimus Brullé.
Precauzioni da adottare e interventi di difesa.
Sulla base di quanto emerso dalle indagini condotte nei vari focolai individuati in Europa a partire dal 2000, si ritiene di estrema importanza il mantenimento di una attenta sorveglianza sul materiale vivaistico (bonsai compresi) provenienti dall’estremo oriente, ritenuti la principale via di introduzione di A. chinensis. Particolare attenzione deve essere posta nel controllo di specie del Genere Acer in quanto anche di recente varie partite di queste latifoglie di provenienza asiatica destinate ad utilizzi ornamentali sono risultate infestate da A. chinensis. Il DM 9.11.2007 impone per le zone infestate, non solo restrizioni alla messa a dimora e/o movimentazione delle piante sensibili, ma anche l’abbattimento di tutte le piante attaccate dall’insetto e la distruzione del materiale di risulta, inclusi gli apparati radicali.
Sulle possibilità di controllo di questo temibile insetto mediante l’utilizzo di antagonisti naturali e tramite altre strategie, sono in corso studi in Italia nelle due aree focolaio (Lombardia e Lazio) e presso l’EBCL (European Biological Control Laboratory) di Montpellier.
Qualora si rinvengano attacchi di A. chinensis, è necessario segnalare tempestivamente il ritrovamento alle strutture regionali competenti.